Uno dei disturbi più comuni del sonno, nonché sottovalutati, è l’ipersonnia: la stanchezza cronica immotivata.
Se pensiamo ad un disturbo del sonno inteso come tale, è impossibile non ricondurlo a continui risvegli notturni, nonché la difficoltà ad addormentarsi. Eppure, quando si parla di sonno, è necessario parlare di un concetto ben più ampio. L’ipersonnia, infatti, è un disturbo del sonno caratterizzato da una sonnolenza eccessiva durante il giorno, nonostante una notte passata in maniera ottimale, anche dormendo 10 ore al giorno.
Chi ne può soffrire può sperimentare una costante sensazione di stanchezza durante le ore diurne; condizione, questa, che può influire nelle normali attività quotidiane. Sebbene questo disturbo venga spesso associato con eccessiva pigrizia, ha cause ben diverse e decisamente più cliniche.
Cos’è l’ipersonnia e come curarla
Il sentirsi costantemente stanchi nonostante si abbia dormito, addormentarsi in luoghi e situazioni inadatta e per certi versi pericolose: queste sono solo alcune condizioni dell’ipersonnia. Nonostante si possano ricondurre tali sintomi alla narcolessia, questa condizione si distingue per diverse ragioni. Sebbene i sintomi siano gli stessi, a differenza della narcolessia, l’ipersonnia non presenta la cataplessia, ossia la perdita improvvisa del tono muscolare, spesso scatenata da emozioni intense come la risata o la rabbia.
Tuttavia, può rappresentare comunque un ostacolo per chi ne soffre, poiché può causare incidenti stradali o lavorativi, a causa di crolli di sonno improvvisi. La gravità dipende dal livello di intensità del disturbo, che può essere classificato in due principali categorie: ipersonnia idiopatica primaria e ipersonnia secondaria.
La ipersonnia idiopatica primaria si verifica senza cause mediche evidenti ed è spesso attribuita a fattori emotivi o genetici. La ipersonnia secondaria, invece, è causata da altre malattie o condizioni, come l’apnea notturna, la narcolessia, il morbo di Parkinson e altre ancora. Può anche essere associata a malattie mentali, infiammazioni cerebrali o tumori.
Il trattamento, di conseguenza, dipende dalla causa sottostante del disturbo del sonno. Per l’apnea notturna, ad esempio, possono essere utilizzati dispositivi respiratori speciali durante il sonno. Modifiche dello stile di vita, come una regolare routine di sonno e miglioramenti delle abitudini igieniche del sonno, possono essere utili in molti casi.
Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, alcuni farmaci utilizzati per la narcolessia possono essere impiegati anche per l’ipersonnia, come stimolanti per contrastare la sonnolenza diurna. Tuttavia, l’uso di medicinali come questi dovrebbe essere riservato ai casi gravi e avviene sotto stretta supervisione medica a causa del rischio di dipendenza e altri effetti collaterali. Pertanto, se si ha il dubbio di soffrire di questa condizione, è bene parlarne con il proprio medico di fiducia prima di attuare trattamenti ‘fai da te’ che non possono fare altro che peggiorare la situazione.