Una donna australiana è morta in un centro benessere olistico dopo aver bevuto un drink e le autorità stanno indagando sull’accaduto.
Nella notte del 14 aprile una donna australiana ha perso la vita in un centro benessere, apparentemente dopo aver ingerito un drink. Della donna non si sa molto, poiché il suo nome non è stato ancora divulgato dalle autorità. Sappiamo però che aveva 53 anni ed era originaria di Ringwood North, un quartiere residenziale della città di Melbourne.
Lo scorso weekend la signora ha deciso di concedersi una giornata rilassante in un centro benessere di Clunes, città vittoriana, d. Il luogo è descritto come una struttura olistica alternativa, che tra i vari servizi offre anche la lettura dei tarocchi e la terapia del suono. La sua gita, però, si è conclusa con una tragedia.
Da weekend di benessere a tragedia: una donna muore in un centro benessere
Secondo quanto riportato dalle autorità, infatti, la donna avrebbe ingerito un drink verso mezzogiorno e alla sera si è sentita male. A nulla è valso l’arrivo dei soccorsi verso le 23:50, che l’hanno trovata morta sul luogo. Assieme a lei anche altre 2 persone si sono sentite male e sono state trasportate in ospedale, per questo la polizia locale sta indagando sull’accaduto.
Gli sforzi si stanno concentrando sull’analisi di alcuni drink serviti all’interno della struttura e l’ipotesi principale è che potessero contenere tracce di funghi tossici. A partire dallo scorso luglio in Australia l’uso di agenti psichedelici è stato addirittura legalizzato e i medici possono prescrivere principi attivi di questo tipo ai pazienti con disturbo post-traumatico da stress o affetti da depressione.
Le indagini della polizia proseguono: il caso non è ancora risolto
Dunque non è assurdo pensare che nei drink offerti dalla struttura potessero trovarsi tracce di agenti psichedelici o tossici derivanti da funghi. La polizia sta indagando sull’accaduto e ha invitato chiunque sappia qualcosa sul caso a farsi avanti con le autorità. Purtroppo ci vorrà del tempo per risolvere il caso (questo cold case ha richiesto ben 56 anni) e trovare gli eventuali responsabili dell’accaduto.